Bologna, Downhill sotto al portico patrimonio UNESCO: il video che divide la città.

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Bologna, Downhill sotto al portico patrimonio UNESCO: il video che divide la città.

Un video pubblicato da @bolo.riders, una crew di biker bolognesi, è diventato virale nel giro di poche ore: si vedono rider lanciarsi lungo il noto portico di San Luca, patrimonio UNESCO, tra impennate in manual, salti su gradinate e luci accese nel cuore della notte.

Freeride o Follia? Il video che ha acceso la miccia

A far esplodere la polemica è stato un video pubblicato su Instagram dalla pagina @bolo.riders, in cui si vedono alcuni rider scendere a tutta velocità lungo il portico di San Luca, tra impennate in manual, salti e gap su intere gradinate. La clip, girata in notturna, è stata poi rilanciata su Facebook nel gruppo Salvaiciclisti-Bologna, in cui ha trovato terreno fertile per le critiche.

Uno degli utenti scrive indignato:
«Ma l'avete visto quel video che gira su Instagram??? Uno che va giù dal portico di San Luca in bici facendo impennate e salti sui gradini... Ma siamo fuori?? Io amo la bici ma dai. A parte il rischio per chi passa di lì, che poteva farsi male qualcuno davvero, ma vi sembra normale usare un luogo storico così??? È patrimonio Unesco, non una pista.... robe da matti

A rilanciare il video ci ha pensato eTV, emittente locale molto seguita, che ha ripostato la clip sui propri canali. Il video è diventato virale in un lampo: oltre 132.000 visualizzazioni in meno di 15 ore, migliaia di like, commenti infuocati e una città improvvisamente divisa tra chi applaude lo spettacolo sportivo e chi lo considera una mancanza di rispetto verso un luogo simbolico. E mentre il Comune dichiara di non aver rilasciato alcuna autorizzazione, la discussione continua a crescere sui social, tra difese accese e critiche altrettanto feroci.

Credit: @bolo.ridershttps://www.instagram.com/p/DKEeQg_IEia/

“La prossima volta ci droghiamo”: la replica tagliente di Boloriders

La pagina che ha postato il video, @bolo.riders è una nota community no-profit bolognese dedicata agli sport outdoor. MTB, downhill, sci, freeride, tutto ciò che mescola passione, adrenalina e il pizzico di sana incoscienza tipica di questi ambienti.
Sotto al post, tra i tanti commenti, quello di @bolo.riders è diventato un vero manifesto. Oltre 540 like e centinaia di reazioni hanno accompagnato queste parole:


“Grazie eTV per averci dato visibilità, potevate citarci ma non chiediamo troppo. Siamo tutti professionisti e promuoviamo il freestyle in tutte le sue forme perché crediamo sia un'espressione di creatività e di atletismo. [...] Il video è stato girato in un infrasettimanale alle due di mattina, con spotter all'inizio, in mezzo e alla fine del percorso; è stato girato una singola volta senza arrecare alcun danno. La prossima volta magari ci droghiamo così potete fare uno dei vostri servizi sul degrado giovanile.”


Un commento sarcastico, certo, ma anche lucido nel mettere sul tavolo il solito cliché: giovani che fanno cose fuori dall’ordinario = degrado. Una narrazione che, ormai, sta stretta a molti.

Dove finisce il limite?

La questione è delicata. Da un lato, c’è chi parla di irresponsabilità e mancanza di rispetto verso un simbolo cittadino e storico; dall’altro, chi vede in questo tipo di performance una forma legittima – e controllata – di espressione sportiva. La verità? Probabilmente sta nel mezzo.
I Boloriders, da quel che dicono, non hanno improvvisato: hanno pianificato, messo in sicurezza e fatto tutto in un momento in cui il rischio per gli altri era pari a zero. Però sì, resta il fatto che non è stato chiesto alcun permesso e che certe location richiedono più attenzione (e diplomazia) di altre.

Necessità, Spettacolo o Provocazione?

Al di là delle polemiche, forse il punto più interessante che questa vicenda porta alla luce è un altro: cosa spinge giovani atleti e appassionati a cercare spazi non convenzionali per esprimere la propria disciplina? La linea tra spettacolo e trasgressione è sottile, certo, ma lo è ancora di più quella tra mancanza di rispetto e mancanza di alternative.

In una città come Bologna, dove la scena outdoor è viva e crescente, forse si potrebbe iniziare a parlare di spazi dedicati davvero al freestyle urbano e al riding tecnico, evitando così che certe pratiche si spostino in zone “grigie” per pura necessità o assenza di alternative. Le regole servono, ma una cultura del dialogo e della progettazione condivisa potrebbe aiutare più di qualche multa.

Detto questo, non si può escludere che si sia organizzato tutto anche con l’obiettivo di guadagnare visibilità e allargare il proprio seguito, giocando con il confine tra spettacolo e provocazione. Dopotutto, nel mondo dei social e dello sport estremo, la notorietà è spesso parte integrante del gioco.

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