Facciamo le carte alla corsa olimpica su strada: Van Aert e Pogacar i fari, Italia a più punte

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Facciamo le carte alla corsa olimpica su strada: Van Aert e Pogacar i fari, Italia a più punte

Sabato l'apertura dei Giochi con la prova più attesa (e attenzione al meteo): l'eterno Valverde, lo scalpitante Evenepoel e l'incognita Roglic in una corsa molto aperta. Il percorso? Durissimo...

Ancora poche ore e scatterà il grande ciclismo ai Giochi Olimpici di Tokyo, con la prova su strada maschile che scatterà alle 4.00 del mattino, ora italiana (le 11.00 in Giappone), di un sabato da brividi per una gara che si preannuncia spettacolare e aperta come ogni prova a cinque cerchi, anche se ci sono due favoriti netti che rispondono ai nomi di Wout Van Aert e Tadej Pogacar.

C'è pure l'incognita meteo, visto che proprio in queste ore sta arrivando la prevista perturbazione che dovrebbe portare pioggia nel pomeriggio di domani, ovvero nel momento clou della corsa. Le temperature, ad ogni modo, saranno sempre attorno ai 30 gradi e il fattore climatico sarà determinante nella gestione di 234 km durissimi, con ben 4865 metri di dislivello e tre salite di riferimento. Dorshi Road dopo un'ottantina di km, a metà corsa l'ascesa di 14 km (quasi al 7% di media) al Fuji Sanroku e, quando mancheranno una quarantina di km, l'erta più attesa con i 6,8 km al 10,1% del Mikuni Pass.

Attenzione, però, visto che in cima ci sarà un falsopiano di 6-7 km con nuovo passaggio sul Kagosaka Pass (2,2 km al 5%), la seguente lunga discesa e, a poco più di 5mila metri dal traguardo fissato all'interno dell'Autodromo del Fuji, uno strappo di oltre un km con pendenze sino al 10%.

 

I FAVORITI

 

Partiamo da Belgio e Slovenia, ovvero le squadre dei due punti di riferimento della corsa. Wout Van Aert guiderà una selezione che presenta anche il campione in carica Van Avermaet, ben lontano però dalla condizione di 5 anni fa, con Benoot e Vansevenant in pieno supporto e la carta alternativa al fuoriclasse vincitore di tre tappe al Tour, ovvero un Remco Evenepoel che ha preparato nei dettagli questo appuntamento olimpico e potrebbe anticipare le mosse con il suo classico attacco a lunga gittata.

Quattro invece gli uomini sloveni al via, con Tadej Pogacar che esce in condizione straripante dalla Grande Boucle (si faranno sentire le fatiche di tre settimane sempre a tutta?), mentre Primoz Roglic trova chiaramente un percorso molto adatto alle sue caratteristiche, ma presenta le incognite legate al ritiro avvenuto venti giorni fa al Tour. Saranno Polanc e Tratnik gli angeli custodi dei due assi.

L'Italia? E' una delle squadre che può incendiare la corsa, non avendo un capitano vero ma presentando certamente corridori di qualità e ben adatti a questo tracciato. Gianni Moscon rappresenta da anni una garanzia per Cassani, sempre a livelli elevatissimi ai campionati del mondo, è in condizione dopo aver lavorato tanto in altura e probabilmente rimarrà al coperto sino al Mikuni Pass, con Bettiol, Nibali, Ciccone e Caruso chiamati, verosimilmente, a provarci già in precedenza per evitare “l'uno contro uno” sulla salita più dura.

La Spagna, invece, ha ben chiara l'idea di correre in supporto di Alejandro Valverde, alla quinta Olimpiade e pericolosissimo: l'Embatido è uscito bene dal Tour, risparmiandosi quando serviva e testandosi in una tappa come quella di Andorra, conclusa al 2° posto. A 41 anni il sogno è quello almeno della medaglia, con i fratelli Izagirre, Jesus Herrada e il campione nazionale Fraile al suo fianco.

Quartetti diversi invece per Germania, Gran Bretagna e Danimarca: i tedeschi punteranno tutto su Maximilian Schachmann, corridore ideale per una corsa di fondo come quella di Tokyo, i britannici sui gemelli Yates, visto che la forma di Thomas e Geoghegan Hart difficilmente li può proporre come protagonisti di primo piano, mentre i biancorossi danesi si ritrovano con il capitano designato da tempo, Jakob Fuglsang, uscito male dal Tour e con gli stessi Valgren e Asgreen che potrebbero avere spazio per provarci, specialmente con azioni da lontano (magari dopo il Fuji).

Leader unici per Portogallo, Austria e Svizzera, con uomini di qualità come Almeida, Konrad e Hirschi (occhio anche a Gino Maeder tra gli elvetici); lo stesso vale per l'Ecuador di Richard Carapaz (al suo fianco Narvaez) e l'Irlanda con Daniel Martin (assieme a Dunbar), storia diversa per i Paesi Bassi che hanno Bauke Mollema, fondista tutt'altro che da sottovalutare, ma possono proporre anche soluzioni diverse con Wilco Kelderman, Dylan Van Baarle e quel Tom Dumoulin che poi sparerà tutte le sue cartucce nella cronometro di mercoledì prossimo.

Francia e Colombia? Questa volta non partono certo davanti nei pronostici, visto che i transalpini hanno dovuto rinunciare a Julian Alaphilippe e ci proveranno più che altro con David Gaudu e Guillaume Martin, mentre i sudamericani (senza Daniel Martinez, fermato dal Covid prima di partire per il Giappone) saranno in quattro con Sergio Higuita che potrebbe avere più carte da giocare rispetto a Chaves, Quintana e Uran.

Vlasov, Zakarin e Sivakov proveranno a scompaginare le carte alla pari dell'Australia che, senza Rohan Dennis (forfait della vigilia, per puntare tutto sulla crono), avrà Richie Porte e Lucas Hamilton con Luke Durbridge. Coppia da rimarcare col circoletto rosso quella polacca con Kwiatkowski e Majka (bronzo a Rio 2016), ma anche due marpioni come Michael Woods per il Canada e Alexey Lutsenko per il Kazakhstan andranno curati eccome.

Non ci sarà Michal Schlegel, visto che il corridore della Repubblica Ceca è risultato positivo al Covid come altri cinque connazionali al villaggio olimpico. Purtroppo, è sempre questa per gli atleti la grande incognita delle Olimpiadi più speciali di sempre.

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