Leggendario bis iridato di Tadej Pogacar: Mondiale da impazzire a Kigali, Evenepoel 2° e piegato

Leggendario bis iridato di Tadej Pogacar: Mondiale da impazzire a Kigali, Evenepoel 2° e piegato
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Leggendario bis iridato di Tadej Pogacar: Mondiale da impazzire a Kigali, Evenepoel 2° e piegato

La gara regina regala uno spettacolo unico di nuovo grazie allo sloveno che, proprio come a Zurigo 2024, attacca ad oltre 100 km dall'arrivo e si fa gli ultimi 66 in solitaria (stroncando Del Toro dopo un volo in tandem), mentre il rivale belga si stacca sul Mont Kigali, cambia due volte bici, si scatena ma è costretto alla piazza d'onore davanti a Healy che completa il podio per l'Irlanda. Ciccone ci prova, ma il capitano dell'Italia deve accontentarsi di un 6° posto comunque buono.

Come un anno fa in Svizzera, e molti avevano dubbi che dopo la scoppola patita a cronometro avrebbe attaccato di nuovo così lontano dal traguardo.

L’ha fatto di nuovo, quell’uomo invincibile che risponde al nome di Tadej Pogacar, per la seconda volta consecutiva campione del mondo realizzando un’impresa ancora più straordinaria rispetto a quella per la sua prima maglia iridata.

Sì, perché l’attacco sulle rampe di Mont Kigali, a 104 km dalla conclusione, ha fatto stropicciare gli occhi come tutto il resto di una cavalcata leggendaria, battendo il rivale diretto, Remco Evenepoel, nell’arena di Kigali colorata da un pubblico pazzesco, per la corsa regina che ha chiuso i primi campionati del mondo su strada nella storia dell’Africa.

La 92esima edizione della gara in linea dei pro si era aperta con il ritiro di Julian Alaphilippe dopo una manciata di km, con l’ex due volte campione del mondo già debilitato da un virus da qualche giorno. Poi la fuga di sette uomini che caratterizzerà la corsa, con Ivo Oliveira, Anders Foldager e Julien Bernard ultimi a mollare, con il transalpino ripreso nell’ultimo durissimo km di Mont Kigali, nel tratto in linea a poco più di 100 km dal gong, dove esplode davvero tutto.

Ci pensa Tadej Pogacar a sfruttare l’occasione dell’unica salita lunga di giornata per fare saltare il tappo, con i soli Ayuso e Del Toro, suoi compagni (lo spagnolo ancora per pochi giorni) alla UAE Team Emirates XRG, che riescono a seguirlo: poco più tardi, quando siamo ai -100 sulle tostissime rampe in pavé del Mur de Kigali, ecco che il neo acquisto della Lidl-Trek salta per aria. A quel punto, Pogacar e Del Toro volano in coppia, accumulando quasi un minuto di margine su ciò che resta (una trentina di unità) del gruppo dove c’è anche un Remco Evenepoel che, dopo essersi staccato brutalmente sul primo attacco di Pogacar (dopo una prima risposta, ma per poche centinaia di metri), lamenta problemi alla sella, cambierà bici due volte (lasciando quasi un minuto nella seconda occasione con l’ammiraglia che non può essere subito al suo fianco, tanto che il fiammingo perderà la testa) per poi cominciare una furibonda risalita, mentre l’Italia si fa vedere, per le possibilità della prima nazionale di ct Villa, con Garofoli e Frigo in supporto di capitan Ciccone.

Quando Pogacar e Del Toro hanno appena 45” sul plotoncino di inseguitori, ecco che il messicano cede definitivamente sul quint’ultimo passaggio dell’erta di Kigali Golf: mancano 66 km e Tadej si trova costretto a dover fare tutto da solo (a Zurigo furono 51 i km di assolo, pur facendo la prima azione ai -100 pure in quel caso), ma non c’è problema per il campionissimo sloveno che mantiene costantemente un minuto pieno di vantaggio sul quintetto che si formerà alle sue spalle. Si tratta di Evenepoel, autentica locomotiva in pianura, Healy, Skjelmose, Pidcock e Hindley: il britannico e l’australiano, però, cedono sulle progressioni del capitano belga, che poi stronca anche l’irlandese e il danese a 20 km dall’arrivo, quando però quei 65-70 secondi da recuperare a Pogacar sono troppi anche solo per sperare, tanto che pagherà 1’28” sulla linea del traguardo.

Per il bronzo, Ben Healy la risolve nel duello con Mattias Skjelmose sull’ultimo passaggio al Kigali Golf (-6,5 km all’arrivo), terminando su un gran podio a 2’16”, 37 secondi meglio del danese. Poi c’è il vuoto, in maniera impressionante se pensiamo che il 5°, il solito Toms Skujins che porta di nuovo in top five (come un anno fa) la Lettonia, paga quasi 7 minuti anticipando di una manciata di secondi il leader azzurro, Giulio Ciccone, che allo sprint brucia Del Toro, comunque 7° dopo tanti km allo scoperto, e Ayuso 8° e deluso ma che non può avere rimpianti.

Gran 9° Eulalio per il Portogallo, davanti abbondantemente a Tom Pidcock, che crolla letteralmente negli ultimi due giri, e Primoz Roglic rispettivamente 10° e 11° oltre i 9 minuti da un Pogacar devastante che proverà a firmare la cinquina al Lombardia con la maglia iridata sulle spalle ma, già domenica prossima, anche a prendersi il primo titolo europeo della carriera.

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