Pogacar cannibale per... forza: "La Movistar ha tenuto aperta la corsa, a quel punto...". Taglio della tappa, quante polemiche

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Pogacar cannibale per... forza: "La Movistar ha tenuto aperta la corsa, a quel punto...". Taglio della tappa, quante polemiche

La cinquina in Val Gardena per un Giro sempre più nel segno del campionissimo sloveno, autore di un bellissimo gesto nel post tappa regalando la sua maglia rosa a Pellizzari, favoloso secondo su Martinez. Durissimo l'attacco di O'Connor all'organizzazione, al "Processo" è scontro tra Salvato (associazione corridori) e Bellino (RCS Sport), e pure domani il meteo potrebbe complicare i piani...

Una giornata molto complicata per il Giro d'Italia, che solo l'immensa classe di Tadej Pogacar poteva illuminare sotto la pioggia del Monte Pana, dopo le discussioni e le polemiche delle ore precedenti (e seguenti...) per il taglio di quasi metà della sedicesima tappa di questa corsa rosa che, dopo aver vissuto un paio di settimane ideali o quasi sul piano meteo, oggi ha dovuto fare i conti con la neve arrivata sulle montagne sopra Livigno.

Partiamo però dal lato sportivo e dalla cinquina di successi in questa edizione della superstar di casa UAE Emirates, che ora ha oltre 7 minuti di margine in classifica su Daniel Felipe Martinez e Geraint Thomas, a posizioni invertite rispetto al post Mottolino, con il colombiano della Bora-Hansgrohe che adesso ha 22” sul veterano gallese della Ineos.

Se l'Italia sorride per un Antonio Tiberi che, dopo le difficoltà del tappone di domenica in terra livignasca, riparte con un 5° posto guadagnando 16” su Ben O'Connor, ancora quarto in GC, lo fa anche per Giulio Pellizzari, un altro dei talenti più attesi in chiave futura ma anche presente, visto che il classe 2003 marchigiano si regala un 2° posto da favola in Val Gardena, piegato solo da Pogacar nei 600 mt conclusivi.

E il dominatore del Giro ha omaggiato Pellizzari nell'immediato post tappa, consegnandogli la sua maglia rosa e complimentandosi con l'alfiere della VF Group Bardiani CSF Faizané, al quale probabilmente avrebbe concesso il successo di giornata se ci fosse stato lo spazio per farlo (con Martinez in rimonta che arriverà sul marchigiano negli ultimi 300 mt). E lo stesso Rafal Majka, l'uomo fidato che ha portato “Pogi” sino all'attacco negli ultimi 1500 mt, ha confessato che oggi la maglia rosa non puntava a fare cinquina, anzi aveva detto al polacco di attaccare lui stesso, “ma io proprio non ne avevo per farlo”.

Lasciare andare la fuga per noi era positivo, volevamo fare la gara alla nostra velocità per non prendere freddo o rischiare in discesa – l'analisi del 25enne di Komenda, riportata dai colleghi di “Spazio Ciclismo” - Poi la Movistar ha deciso di attaccare e hanno controllato il distacco, ci hanno portato vicini all'arrivo e con Novak e Majka ci siamo detti di proseguire alla nostra velocità. Non c'è stato nessun uomo di classifica che attaccava, quindi negli ultimi 2 km abbiamo tenuto il passo e alla fine... abbiamo vinto.

Cosa penso di quanto successo stamattina? Direi che sia stato positivo non partire da Livigno, anche se certo era importante per la località: c'era un grande caos anche perché avevamo solo tre ammiraglie, se avessimo fatto 15 km sotto la pioggia avremmo poi dovuto cambiarci da qualche parte. Sarebbe stato un disastro organizzativo, quindi la partenza dopo 80 km è stata una buona decisione. Abbiamo mantenuto la gara in sicurezza, magari non c'è stato lo Stelvio o l'Umbrail, nessuna salita iconica, ma è stato un bellissimo arrivo”.

Il taglio del percorso, da 206 a 118 km, per una volta ha visto i corridori compatti per mantenere una certa linea, visto che c'erano ben pochi dubbi sul fatto che sarebbe nevicato in quota e così è stato. Il problema, però, è che si è arrivati a ridosso dello start senza avere ancora le idee chiare, nonostante la riunione di lunedì pomeriggio, nel giorno di riposo a Livigno, che aveva messo sul piatto tre piani in caso di peggioramento del meteo.

Si è presto capito che sull'Umbrail sarebbe stato impossibile arrivare, quindi non restava fare altro che fissare una nuova partenza arrivando in Val Venosta, ma la richiesta di RCS ai corridori, che poi si sono rifiutati, di fare la classica passerella per le strade di Livigno direzione gallerie e sconfinamento in Svizzera, quando la pioggia anche a Livigno era ormai diventata neve, ha provocato un ulteriore caos e lo stesso Ben O'Connor è stato durissimo nelle dichiarazioni pre tappa. “Non ho mai visto un'organizzazione peggiore, ci sono dinosauri al comando se pensano che si possa correre in queste condizioni”, l'attacco frontale dell'australiano.

Al “Processo alla Tappa” su Rai 2, è andato in scena un nuovo round in merito alle discussioni sulle responsabilità di quanto accaduto, con l'amministratore delegato di RCS Sport, Paolo Bellino, concorde con Cristian Salvato, presidente dell'Associazione dei corridori a livello nazionale (che ha lavorato di concerto con Adam Hansen, numero 1 del CPA che è il sindacato internazionale, per richiedere all'unanimità che la tappa non si dirigesse verso l'Umbrail), sul fatto che non si potesse affrontare quel primo tratto di tappa.

Lo scontro, però, è avvenuto proprio sul diniego dei corridori a percorrere in bici almeno quel primo tratto nel cuore di Livigno, anche e soprattutto per rispetto dell'organizzazione locale (e di tutti gli accordi economici ad essa connessa), prima di salire in auto direzione Alto Adige e Lasa, dove poi partirà effettivamente la tappa.

Mercoledì, per i 154 km da Selva di Val Gardena al Passo del Brocon, il rischio che possa crearsi una situazione per certi versi simile non è certo da escludere, visto che il maltempo, in particolare ai 2200 mt del Passo Sella, prima ascesa di giornata, sarà ancora protagonista.

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